Storie di Rinascita: Intervista a Giulia Amoruso

In questo articolo ti racconto la storia di Rinascita di Giulia Amoruso, Character designer & Creative director di Juice For Breakfast, con una passione sfrenata per le mascotte dei cereali e per i racconti.

Ho scoperto Giulia su Instagram e sono rimasta subito molto colpita dalla sua capacità di raccontare attraverso la creazione di personaggi molto fantasiosi e l’uso sapiente delle parole. Il suo tratto è originale e allo stesso tempo di una semplicità che emoziona. Se vuoi conoscerla meglio, alla fine dell’intervista trovi tutti i link ai suoi canali.

Voglio condividere l’intervista che le ho fatto qualche settimana fa, perché penso che la sua storia possa essere d’ispirazione per tante persone che stanno vivendo un momento di difficoltà e hanno bisogno di qualcuno che mostri loro che –  se vogliono realizzare i loro sogni – possono farcela dando piena espressione alla parte migliore di sé: quella più autentica e creativa.


Cosa ti ha spinto a decidere di intraprendere il viaggio?

Mi sono diplomata nel 2012 all’Accademia di Belle Arti di Milano e ho subito cominciato a lavorare in agenzia. Presto però mi sono resa conto che ogni giornata era letteralmente uguale a quella precedente: una sorta di giorno della marmotta.

Ciò che mi ha fatto cambiare prospettiva e decidere di modificare quella strada e prenderne una nuova è stata la stanchezza e il senso di ripetizione. La parte più intuitiva e curiosa di me continuava a ripetermi che c’era qualcos’altro: la vita per me doveva essere diversa, non doveva essere quella.

E dunque una bella giornata di dicembre o gennaio (non ricordo con precisione) mi sono svegliata e ho deciso di mollare l’agenzia e di cambiare completamente rotta. Ho deciso di fare la freelance grazie ad un cliente esterno che mi aveva proposto di lavorare ad un progetto: una collana di libri per bambini.


Quale prove e ostacoli hai dovuto superare durante il tuo viaggio di rinascita?

Ho dovuto affrontare tante prove e tanti ostacoli. In primis, il fatto di non saper fare le cose da sola. Non sapevo come fare una ricevuta o una fattura, se dovevo o meno aprire partita iva. Non avevo un sito fatto bene. Era tutto nuovo e mi sono resa conto che avrei dovuto fare tutto da sola.

L’ostacolo più grande è stato sicuramente la solitudine e l’iniziale incompetenza: il fatto di non avere – o meglio – di essere convinta di non avere le competenze giuste per fare quel percorso.

La parte più timorosa di me mi ripeteva costantemente giorno e notte: “No, ma non sei capace, non ce la puoi fare, non ce la farai mai.” Ho provato tantissime emozioni. La più grande è stata la paura: la paura di non farcela, di non essere in grado di avviare una mia attività. Ma era ancora più forte l’emozione della gioia, della felicità e del sentirmi completamente libera e sulla strada che desideravo percorrere.


Cosa e/o chi ti ha aiutato a superare prove ed ostacoli?

Fare rete mi ha aiutato. Mettermi in contatto con quante più persone possibili che avevano fatto il mio percorso. Diventare amica di queste persone – non per rubare la professione – ma proprio per creare dei legami solidi.

Ho avuto diversi fari nella notte: la mia commercialista che ovviamente mi ha aiutato sul fronte burocratico. Anche la terapia è stata importante in questi anni. Non ho avuto un vero punto di riferimento. Sicuramente c’è stata la mia maestra di yoga che è stata anche la mia counselor per due anni. Lei è stata una guida nei momenti di sconforto e di paura.

E poi una maestra, una professoressa di inglese – che adesso non c’è più – che mi ha lasciato degli insegnamenti molto importanti durante il liceo.

Mi ha insegnato a:

  • amare le mie stranezze, le mie particolarità, i miei vuoti e le mie ombre.
  • illuminarli con ciò che amo di più, quando ho paura.
  • credere, sempre, che i sogni sono possibili se ci metti dedizione e perseveranza.
  • parlare in pubblico e soprattutto a comunicare la passione per ciò che faccio.
  • E come avrebbe detto lei – Last but not least – a fidarmi della scrittura, della poesia, della letteratura. Le risposte che cerchiamo, a volte, sono già state scritte. Altre volte, possiamo scriverle noi.

Questi insegnamenti li ho portati con me, anche nella mia professione. E tutt’ora molte delle cose che mi ha insegnato sono il mio faro nella notte.


Qual è stato il cambio di percezione più significativo in questo viaggio?

È cambiato tutto, ma cambia ancora. Non sento di poter dire che c’è stato un cambio di percezione netto o qualcosa come un punto di svolta significativo.

Sicuramente il momento in cui ho deciso di non lavorare più da sola è stato un momento incredibile e importantissimo.

Lavoravo come freelance da 4 anni a Roma. Poi a causa di un cuore spezzato – il mio – sono tornata a Milano. E in quel momento ho deciso che non volevo più lavorare da sola. Ho cominciato a cercare collaboratori, ho trovato la mia socia e abbiamo cominciato a costruire qualcosa insieme.

La svolta è stata il mio ritorno a Milano, il momento in cui ho detto “OK, torno nella mia città e ricomincio da capo. Voglio trasformare il mio lavoro.”

Mi sono resa conto – quando mi si è spezzato il cuoricino – che lavorare da sola poteva essere un problema nel momento in cui fosse capitato qualcosa di sgradevole. In quel periodo – infatti – ho dovuto sospendere il mio lavoro, invece il fatto di avere un team a cui fare riferimento, che potesse aiutarmi, è una cosa che mi ha salvato dopo.

Quindi, ho capito che da sola non ci potevo più stare, avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse, mi sostenesse e con cui creare qualcosa di unico insieme.


Quali pensieri limitanti ti hanno condizionato in questo viaggio?

I pensieri limitanti sono sempre gli stessi. Anche oggi tornano a trovarmi quando ho paura. “Non sarai mai brava abbastanza”, “non ce la farai” e via dicendo.

Nel lavoro, oggi, mi sento molto più forte e in grado di affrontare quella voce negativa e giudicante. Ho imparato a gestirla e a dimostrarle che può anche avere torto. Un pensiero antidoto che uso in questi casi? Parlarle e dirle, semplicemente “shhhhh.”

La considero oggi come una semplice interferenza. Posso cambiare canale. Spostare la mia attenzione sull’azione che sto compiendo, e non sul pensiero intrusivo e distruttivo che vuole impedirmi di portarla a termine.Una volta non ero così. Restavo dentro ai miei pensieri fino a perdermi in quel buio.


Quando ti sei sentita rinata?

La mia rinascita credo di rappresentarla con le illustrazioni che ho creato per il mio sito. Perché il mio momento di rinascita lavorativa è stato proprio quando sono tornata a Milano e ho deciso di rifare tutta l’immagine del mio brand e del mio studio. Mi sono tagliata i capelli corti e poi ho fatto questo rebranding molto deciso della mia immagine online.

È stato un momento importante perché finalmente, per la prima volta, ho visto la trasformazione e la crescita di Giulia e di Juice.

Da bambina curiosa sognatrice, introversa e spaventata sono diventata più consapevole: ho capito cosa voglio e ho imparato a mettere i sogni in cima alla to-do-list.


Qual è stato l’insegnamento più importante di questo viaggio?

L’insegnamento più importante è che da soli si può, ma se si è di più forse è meglio. Non per forza bisogna dividersi il lavoro con altre persone. Ma una cosa che veramente non smetterò mai dire è che bisogna avere qualcuno nella propria vita. Può essere un socio, una socia, un’amica, un amico. Può essere la famiglia, un fidanzato, la fidanzata, ecc.

Ci vuole almeno una persona – di più meglio – che possa accompagnarci durante questo viaggio, senza necessariamente interferire o intervenire, ma tenendoci la mano. L’altro insegnamento è che bisogna sbagliare tanto e in fretta. E’ da lì che parte la crescita.


Qual è stato l’errore che ti ha insegnato di più?

Non ascoltare il mio istinto. All’inizio della mia carriera, ho detto sì ad un progetto potenzialmente interessante, a lungo termine. Il mio sì era per il progetto, ma avrei dovuto dire no per i collaboratori coinvolti. Non erano persone e professionalità affini a me. Mi sono ritrovata incastrata in qualcosa che mi piaceva, ma su cui non avevo alcun potere creativo o decisionale.

Alla fine ho trovato il coraggio di abbandonare. Salutare un progetto che amavo così tanto è stato doloroso, ma necessario e ho imparato a dire “no” subito, quando a pelle sento che qualcosa (o qualcuno) non è in sintonia con me.


Qual è stato il progetto creativo che ha rappresentato il risultato tangibile della tua rinascita?

Il mio studio, Juice for Breakfast e tutto ciò che abbiamo cominciato a fare insieme ai miei colleghi. E il nostro sito. Adesso uscirà il nostro video promozionale. Stiamo cercando di dare forma visiva – e anche sonora – a questo progetto.


Qual è la tua missione?

La mia missione è aiutare gli altri a dare forma visiva alle loro idee. E voglio aiutarli anche con le mie parole e con le mie esperienze. E in particolar modo con la mia esperienza lavorativa e creativa.

Voglio lasciare qualcosa che possa davvero fare la differenza per chi si è trovato in difficoltà come me in varie situazioni della vita e ha dovuto reinventarsi costantemente.


Qual è il tuo motto personale o il tuo mantra?

Ne ho tantissimi. Mi ripeto spessissimo la parola “Memento” perché devo ricordarmi cos’ero prima, che cosa sono stata in grado di fare e che cosa desidero fare.

Se dimentichi il tuo grande perché, rischi di perderti per strada e di non mettere a fuoco gli obiettivi del tuo lavoro e della tua vita. E quindi mi ripeto spesso “ricorda, ricorda, ricorda”.


Come immagini che evolverà il tuo progetto in futuro?

Fra qualche anno immagino Juice come uno studio più strutturato. Lo stesso team che c’è ora, più altri professionisti che decideranno di salire a bordo lungo il viaggio.

Un nuovo studio in cui poterci finalmente ritrovare dopo questo periodo di smart working. Un Mickey Mouse gigante all’ingresso e una parete di scatole di cereali in sala riunioni. Le serate cinema a guardare e analizzare i film Pixar. Festeggiare insieme i nuovi traguardi. Fissarne sempre di nuovi.

Giulia sarà lì e sarà felice, ma non resterà mai ferma. La testa, il cuore, saranno sempre proiettati in avanti, per costruire cose nuove.


Quale risorse sono state fondamentali durante il tuo viaggio di rinascita?

  • 1 libro: Foglie d’erba di Whitman
  • 1 poesia: The Road not taken di Frost 
  • 1 film: Big Fish di Tim Burton
  • 1 cantautore: Lucio Corsi – tutta la discografia! (e la canzone “cosa faremo da grandi”)

Se vuoi conoscere meglio Giulia

Il video che racconta la sua storia di rinascita è disponibile su  Instagram.

Oppure puoi vederlo qui sotto.

Se vuoi saperne di più su Giulia e i suoi bellissimi progetti, visita il suo profilo Instagram e il sito:

Instagram

Sito web di Juiceforbreakfast

Qui sotto trovi un altro estratto dell’intervista con Giulia in cui le ho fatto le 3 domande con cui concludo sempre le mie interviste. Sono 3 domande che riguardano i 3 pilastri che considero fondamentali in qualsiasi storia di vita vissuta con autenticità, creatività e consapevolezza.


Torniamo al presente

Immagina di incontrare “Immaginazione” a colazione mentre sta pensando a tutte le cose impossibili che vorrebbe fare, e anche tu non vedi l’ora di condividere le tue? Quali sono?

Le cose impossibile che vorrei fare, non sono in realtà impossibili. Nessuna cosa secondo me è impossibile. Quelle che mi sembrano meno possibili allo stato attuale, vista la situazione, sono: girare il mondo e conoscere quanti più creativi possibili.

Mi piacerebbe raccontare la mia storia a quante più persone possibili. Ho una storia tanto lunga e sofferta e mi piacerebbe condividerla, magari sul palco del TED un giorno, chi può dirlo!

Sei a pranzo con “Consapevolezza” e ti sta parlando dei suoi tanti sé, e poi ad un certo punto ti chiede parlami dei tuoi. Cosa le rispondi?

Io ho sempre dentro di me due parti che hanno un ruolo importantissimo e cioè la Giulia presente e la Giulia bambina. Sono due personalità molto diverse tra loro, ma hanno in comune alcuni aspetti, tra cui: questo bisogno di fantasia, di immaginazione e di magia.

Sei a cena con “Azione creativa e ispirata” che ad un certo punto ti chiede “qual è il segreto che ti ha permesso di realizzare concretamente il tuo sogno/progetto di rinascita?”

Il segreto – che non è un segreto in realtà – è il dolore. Può sembrare una risposta particolare, ma mi sono resa conto che tante sofferenze che ho vissuto nel mio percorso mi hanno spinto sempre più in là.

Ogni volta che qualcosa mi feriva o succedeva qualcosa di difficile, io dovevo assolutamente trovare qualcosa di opposto per rinascere. E, quindi, sicuramente dal dolore è nato tutto quello che è venuto dopo.


Cosa significa per te rinascita?

La rinascita per me è la primavera. L’ho sempre associata a questo periodo dell’anno che è anche il periodo in cui mi sento più libera, più creativa e più sveglia. Sento proprio un risveglio nel corpo, ho voglia di muovermi, di stare in mezzo alla natura.

Per me la rinascita è il profumo della primavera e poi l’acqua. Ho questo amore profondo per il mare. Anche se non faccio bagni lunghissimi, mi piace moltissimo nuotare, anche soltanto galleggiare e lasciarmi trasportare dalla corrente e poi uscire dall’acqua sentendomi nuova.


Rinascita è una parola che risuona con il tuo viaggio?

Penso che Rinascita sia una buona parola per descrivere il mio percorso, perché dal dolore di tante esperienze che ho vissuto sono riuscita a creare qualcosa di nuovo, di mio e mi sono sentita veramente nuova, rinata.


Per concludere

Nei prossimi mesi pubblicherò tante  storie di rinascita di donne  che come Giulia hanno scelto di essere felici esprimendo la loro autenticità   e mettendo i loro talenti al servizio degli altri.

Se anche tu vuoi raccontare la tua storia di cambiamento, scrivimi a:  laura@doloveyourself.com.

Fammi sapere cosa pensi di quest’articolo nei commenti qui sotto.

Pensi che questo articolo possa interessare qualcuno che conosci?  Giraglielo.



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