Cosa ci insegnano le storie di successo

Quando il papa gli commissionò di dipingere la cappella Sistina,  Michelangelo  non era interessato. Lui si considerava uno scultore, non un pittore. Ci vollero due anni e l’insistenza del papa prima di iniziare a lavorare al progetto. Oggi la cappella sistina è considerata uno dei capolavori più grandi dell’arte italiana e uno dei più grandi successi di Michelangelo.

Martin Luther King  era molto preoccupato della possibilità di guidare il movimento dei diritti civili. Il suo sogno era essere un pastore e il presidente di un college. Quando nel 1955 Rosa Parks si rifiutò di lasciare il suo posto in un bus, un gruppo di attivisti decise di fondare la Montgomery Improvement Association. King fu nominato all’unanimità presidente di questa associazione. Dichiarò che era successo tutto così in fretta da non aver avuto il tempo di pensare. E che se ci avesse pensato meglio, molto probabilmente avrebbe rifiutato la nomina. Un collega di King suggerì che fosse lui a chiudere il discorso durante la marcia su Washington e riunì una coalizione di leader per supportarlo. La parte del discorso che ricordiamo tutti per la frase “I have a dream” fu in realtà improvvisato da King e aggiunta al discorso che aveva preparato.

Copernico  si rifiutò di pubblicare la scoperta che la terra gira intorno al sole per paura che venisse derisa e rigettata. Dopo 22 anni dalla scoperta, un cardinale che aveva saputo del suo lavoro gli scrisse e lo incoraggiò a pubblicarla. Ma nonostante ciò, ci vollero altri 4 anni prima che un matematico la presentasse per la pubblicazione al suo posto.

Quando un investitore propose a  Steve Jobs e Steve Wozniak  di finanziare Apple nel 1977, diede un ultimatum. Wozniak avrebbe dovuto lasciare il posto fisso in HP. Ma lui rifiutò perché voleva rimanere nell’azienda. Dichiarò che il suo blocco psicologico era dovuto alla paura di creare un’azienda propria. Finì per cambiare idea solo dopo essere stato incoraggiato da Jobs, altri amici e parenti.


Cosa possiamo imparare da queste storie di successo

Queste storie  ci mostrano come alcuni dei più grandi uomini della storia abbiano raggiunto il successo grazie a fattori che non sono dipesi interamente da loro. Ci mostrano anche che  la paura può essere un forte deterrente  nel perseguire qualcosa in cui si crede.

Lo riscontro anche nel mio lavoro. La paura è il principale ostacolo alla  realizzazione di sé. Si insinua nella nostra vita e spesso non ce ne rendiamo conto o, pur riconoscendolo, ci facciamo influenzare al punto da decidere di non agire.

Copernico aveva paura di risultare ridicolo. Martin Luther King aveva paura di non potersi dedicare ai suoi obiettivi. Michelangelo aveva paura di essere identificato con qualcosa che pensava di non essere. Il collega di Steve Jobs aveva paura di perdere un posto di lavoro sicuro.

Ognuno di noi ha le sue personali paure che frenano l’azione. Ma ciò che le  storie di successo  hanno in comune è che, ad un certo punto, queste persone hanno scelto di  andare oltre la paura. Oppure sono stati incoraggiati e supportati nel farlo. Ma in ogni caso lo sforzo effettivo hanno dovuto farlo loro.

È quindi importante riconoscere la paura, imparare a comprendere cosa ci comunica di utile e capire quando è il momento di andare oltre questa emozione per perseguire ciò in cui crediamo.


Un ulteriore riflessione sul successo

Queste storie di successo ci mostrano anche come non sia saggio provare a raggiungere risultati  imitando modelli di successo di altre persone. Perché il successo di quelle persone non dipende solo dal loro talento e capacità, ma è determinato anche da altri fattori, non tutti sotto il loro diretto controllo.

Ciò significa che se provo a replicare quello che ha fatto un’altra persona che reputo di successo, molto probabilmente non raggiungerò i suoi stessi risultati. Potrei non raggiungere alcun risultato, oppure raggiungere risultati completamente diversi da quelli che mi sarei aspettata e, magari, molto lontani dal farmi sentire realizzata.

Per questo, la scelta più saggia da fare è prendere coraggio e fiducia in sé stessi per mettere a fuoco e  creare il proprio personale modello di successo


Quali sono i fattori in gioco nel raggiungimento del successo

Ci sono varie componenti, alcune sotto il nostro controllo – ed è su queste che c’è bisogno di lavorare. E altre che non sono sotto il nostro controllo.

Spesso per  pigrizia, abitudine, negatività e sfiducia, evitiamo di lavorare sugli aspetti che potrebbero fare la differenza nella nostra vita. Piuttosto si preferisce rimanere in una sorte di limbo dove diciamo a noi stessi che non abbiamo potuto realizzare determinate cose a causa di questo o di quello. E’ come se su di noi ci fosse una qualche nuvoletta di Gargamella che ci impedisce di uscire dalla nostra situazione.

Le domande da porsi in questi casi sono: “Qual è la credenza che mi sta bloccando? Quale scusa mi sto raccontando per non fare ciò che è necessario alla mia crescita e realizzazione?”

Dopo aver riconosciuto le credenze e le scuse che ci limitano, abbiamo il potere di controllare alcuni fattori interni che richiedono un  impegno fuori dall’ordinario. Si tratta di uscire da ciò che pensiamo di sapere e di mettere tutto in discussione. Ed è qui che subentra la resistenza sotto forma di paura, ansia, terrore, o altre manifestazioni emotive e razionali.

Un passo importante è quindi rendersi conto della poco consapevolezza, frammentarietà e scarso equilibrio interiore. Occorre riconoscere che non sappiamo nulla di noi. Non siamo consapevoli del nostro sé e di come funzioniamo internamente nei diversi centri (fisico, emotivo, mentale) che compongono il nostro sé.

Poi il passaggio successivo è (re)imparare a connetterci al nostro sé autentico, riconoscere ciò che ci risuona, ci fa sentire vivi e ci appassiona e coltivare la nostra consapevolezza, unità e  motivazione intrinseca.


Come coltivare la motivazione intrinseca

Sulla motivazione intrinseca agiscono fattori interni che abbiamo bisogno di coltivare come: la passione, la volontà, la resilienza, l’ottimismo, la consapevolezza di sé, dei propri talenti, passioni, qualità, valori, interessi, predisposizioni, scopo.

Nel momento in cui impariamo a connetterci al nostro sé, impariamo a conoscerci e a coltivare unità ed equilibrio interiore attraverso un processo di presa di consapevolezza di chi siamo e come funzioniamo.

Coltivando questa unità dentro di noi si innescherà una  forte spinta interiore verso la realizzazione  di qualcosa di importante in cui crediamo fortemente.

Steve Jobs, Michelangelo, Copernico, Martin Luther King e tutte le persone che ritieni di successo sono arrivati a raggiungere determinati risultati perché hanno coltivato questa motivazione intrinseca che li ha spinti a credere in qualcosa di più grande di loro. Ma i tempi e i modi con cui lo hanno fatto non sono gli stessi. E anche le variabili in gioco sono differenti.


Cosa non possiamo controllare

Per esempio, non possiamo controllare quando avere successo. Allo stesso tempo non possiamo controllare alcune variabili come: le persone che incontreremo e ci supporteranno, le occasioni che arriveranno, le circostanze favorevoli che si presenteranno, ecc. Ma possiamo sicuramente coltivare la nostra  centratura interiore  per arrivare preparati quando si presenteranno le persone, le occasioni, le circostanze e qualsiasi altra variabile favorevole.

Tentare di controllare queste variabili è impossibile. Quindi fai attenzione a chi ti dice “segui il mio modello di successo perché funzionerà anche per te”. 

Ricorda vale sempre la pena andare oltre la paura per creare qualcosa in cui credi e che ha senso per te!


In conclusione

Se vuoi iniziare un percorso di coaching per riconnetterti al tuo sé e acquisire gli strumenti che ti servono per realizzare la tua storia di successo, puoi richiedere una  telefonata conoscitiva gratuita di 30 minuti . Nel corso della telefonata ti fornirò maggiori informazioni sul mio metodo di coaching e su come posso aiutarti.

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