Da Inside Out all’Intelligenza Emotiva: Le Emozioni e Come Imparare a Gestirle

La Pixar ha costruito il bellissimo film d’animazione Inside Out dando voce, volto e carattere a 5 delle nostre emozioni principali: gioia, tristezza, disgusto, paura e rabbia.

Se non hai visto il film ti consiglio di farlo. Ti troverai catapultato nel meraviglioso mondo del quartier generale delle emozioni che agiscono sulla personalità, suoi pensieri e comportamenti della protagonista.


Cosa ci insegna Inside Out

Il film racconta la storia di Riley, una ragazzina di undici anni del Minnesota che è costretta a spostarsi a San Francisco a causa del lavoro del padre.

Uno dei messaggi più importanti che trasmette è che tutte le emozioni hanno una loro funzione ben precisa. Ogni volta che proviamo un’emozione, ci sta comunicando qualcosa di importante. A volte si tratta di qualcosa che abbiamo bisogno di comprendere per vivere meglio la nostra vita.

L’etimologia della parola emozione è da ricondursi al latino “emovère” (ex = fuori + movere = muovere) letteralmente portare fuori, smuovere. In senso più lato significa scuotere, agitare. Per cui l’emozione, altro non è se non un’agitazione, uno scuotimento, una vibrazione dell’animo che ci sta comunicando qualcosa di importante.

Il film ci mostra la protagonista Ridley e il dialogo delle sue emozioni. In particolare, le emozioni protagoniste sono Tristezza e Gioia. Le due emozioni si trovano catapultate fuori dal centro comandi della mente di Riley.  Tristezza che sembra essere un antagonista per la felicità di Ridley, si scoprirà essere determinante nella vita della bambina.

Sarà proprio Gioia a realizzare che i genitori di Ridley sono andati ad aiutarla proprio grazie alla tristezza e ne riconoscerà la sua funzione più importante: segnalare il bisogno di Riley di ricevere aiuto dalle persone che le vogliono bene.


La Tristezza

Anche un’emozione come la tristezza, che può essere vista in modo negativo, in realtà ha una sua utilità. Ci comunica che c’è qualcosa di cui sentiamo la nostalgia.

Come è scritto nell’Atlante delle Emozioni Umane:

Con la sua sensazione di sazietà e accettazione, la sua tranquillità e anche la sua apatia, la tristezza è una parte importante della nostra vita. È il percorso durante il quale raduniamo le forze per adattarci a una nuova versione di noi stessi, dopo che abbiamo subito una perdita o una delusione.

Come tristezza, anche le altre emozioni hanno una loro funzione. Ed è di questo che voglio parlarti in questo post.


Le emozione e la loro funzione

Le emozioni sono lo strumento più potente che abbiamo per acquisire maggiore consapevolezza. Se ci pensi un attimo, tutti gli eventi che ricordiamo nei minimi dettagli sono eventi in cui abbiamo provato emozioni forti. Quando proviamo un’emozione, è come se nel nostro cervello venisse scattata una fotografia che memorizza nella nostra mente un ricordo di base. Si tratta di un ricordo che porteremo sempre con noi e che potrebbe condizionarci senza che non ce ne rendiamo conto.

Daniel Goleman nel suo libro “Intelligenza emotiva” spiega perfettamente cosa accade a livello cerebrale. L’amigdala è la parte del sistema limbico del cervello specializzata nelle questioni emozionali. E’ depositaria delle impressioni e ricordi emozionali dei quali – Goleman sostiene – non abbiamo mai una conoscenza pienamente consapevole. 

L’attivazione dell’amigdala sembra imprimere più fortemente nella memoria la maggior parte dei momenti in cui abbiamo provato forti emozioni. Ecco perché è più probabile ricordare dove ci trovavamo quando al telegiornale abbiamo sentito per la prima volta la notizia dell’attacco alle torri gemelle o il giorno in cui abbiamo incontrato la persona che amiamo. Tanto più intenso è il risveglio dell’amigdala, tanto più forte è l’impressione del ricordo nella nostra mente.

Così come i momenti  in cui abbiamo provato gioia e felicità, anche le esperienze che ci hanno spaventato o ferito sono destinate a diventare dei ricordi indelebili che condizionano la nostra vita. 

Molti di questi ricordi che sono ancora vividi, risalgono ai primi anni di vita, quando non potevamo associare dei pensieri o parole per descrivere cosa stava accadendo. Questa è la ragione per cui hanno un potere così forte su di noi. Da piccoli non avevamo gli strumenti per interpretarli e ora senza saperlo quegli eventi stanno avendo un impatto di cui non siamo pienamente consapevoli.

Un tempo questa funzione dell’amigdala garantiva la nostra sopravvivenza in un mondo particolarmente ostile – mi riferisco al periodo preistorico. Oggi i ricordi emozionali possono essere delle guide fuorvianti e possono causare i cosiddetti sequestri emozionali.

Alcune ricerche hanno dimostrato che nei primi millisecondi della percezione non solo comprendiamo in modo inconscio quale sia l’oggetto percepito, ma decidiamo anche se esso ci piace o no. Si tratta di vere e proprie opinioni e giudizi inconsci che hanno un impatto sulle nostre reazioni e decisioni.

È sufficiente che la nostra amigdala associ uno o più elementi della situazione presente ad uno o più elementi chiave di un ricordo passato per far esplodere in noi emozioni come rabbia, paura, ecc. che possono poi indurci a reagire in modi di cui possiamo pentirci.

All’inizio del film la protagonista del film Inside Out ha solo ricordi base felici che hanno alimentato le sue 5 isole della personalità: la Famiglia, l’Onestà, la “Stupidera” (ossia la propensione alle buffonate), l’Hockey e l’Amicizia. Poi, man a mano che il film va avanti alcuni ricordi base felici vengono persi e sostituiti con ricordi meno felici. Questo perché nella vita della bambina succedono degli eventi che la portano a provare nostalgia, tristezza, rabbia fino al punto di decidere di scappare di casa. Sarà proprio la tristezza a sistemare le cose.

A volte sono le emozioni a cui diamo un’accezione negativa che ci segnalano che abbiamo bisogno di guardarci dentro: capire cosa ha scatenato quell’emozione, cosa volevamo ottenere e/o proteggere e cosa è in nostro potere cambiare per vivere meglio la nostra vita.

Volendo provare a generalizzare per lasciarti qualche altro spunto su cui riflettere, qui di seguito spiego brevemente cosa accade dentro di noi quando proviamo emozioni fondamentali che siamo abituati a considerare come negative.


Paura

La paura è un’emozione primordiale, si è sviluppata per aiutarci a sopravvivere nelle situazioni di pericolo come dover scappare da un predatore. Quando proviamo paura, stiamo immaginando che qualcosa che non vogliamo accada in futuro si realizzi. Molto spesso è qualcosa che non si manifesterà nella realtà. Per questo, è necessario farsi amica la paura. Quando arriva vuole sicuramente comunicarci qualcosa di rilevante, occorre riconoscerla e comprendere la ragione per cui arriva. Di paura parlo in modo più approfondito nell’articolo “La paura del cambiamento: cosa ci insegna e come metterlo in pratica”.


Rabbia

Anche la rabbia come la paura è un’emozione primordiale legata alla sopravvivenza, ci aiutava a prepararci a lottare o spaventare un rivale. Oggi, il più delle volte, quando proviamo rabbia, reagiamo in malo modo perché c’è qualcosa che è successo nel passato che ci ha profondamente ferito che ci fa reagire in quel modo.

Molto spesso non stiamo rispondendo a un evento del presente, ma stiamo caricando quello che sta succedendo nel presente con un bagaglio emotivo che proviene del passato. Semplicemente nel presente qualcuno o qualcosa ha fatto scattare un “trigger”: un fattore scatenante che è collegato a un ricordo passato.


Fastidio

Quando proviamo fastidio o irritazione, c’è qualcosa che riconosciamo nell’altra persona che non riconosciamo in noi. Pensiamo che di fronte a noi c’è  una persona che è il nostro esatto opposto o che la situazione che stiamo vivendo non ci appartiene, non ha nulla a che fare con noi. In realtà, riflettici ancora un po’. Prova a chiederti cosa puoi imparare da quella persona o da quella situazione di cui non sei ancora consapevole.

Isola ciò che ti dà fastidio. Pensa alla parola che associ a quella persona o situazione che è la causa esatta del tuo fastidio e poi rifletti su cosa c’è dietro a quella parola che, invece, puoi prendere come un insegnamento positivo. Quale parte di te stai rinnegando? A quale parte di te non stai dando il giusto spazio?


Vergogna

Quando proviamo vergogna, spesso stiamo cercando di aderire a un’idea di perfezione che abbiamo acquisito dai sistemi in cui abbiamo fatto esperienza (famiglia, cultura, istruzione, educazione religiosa, ecc.). Stiamo cercando di adeguarci a un modello che non rappresenta realmente chi siamo. Per questo ci sentiamo inadeguati o incapaci. Facciamo qualcosa che ci fa provare vergogna, perché non risponde al modello al quale stiamo forzatamente cercando di aderire.

Invece di fluire in modo autentico, spontaneo, agiamo in modo compulsivo che ci ricompensa con l’attenzione o il riconoscimento da parte degli altri; oppure di contro diventiamo timidi, confusi, insicuri. I primi passi da fare quando proviamo vergogna, sono cominciare a comprenderla, a divenirne consapevoli e ad accettarla. È una parte di noi che ha vissute delle sofferenze, che ha sviluppato un senso del sé insicuro e ha dimenticato la sua vera essenza. Di vergogna ne parla ampiamente Brené Brown nel suo libro “Osare in grande”.


Per concludere

Fammi sapere se questo articolo ti è piaciuto. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensi nei commenti qui sotto.

Se vuoi lavorare sulle tue emozioni, imparare a riconoscerle e a gestirle in modo funzionale e vorresti farlo con un percorso di coaching, contattami per fissare una telefonata introduttiva gratuita di 30 minuti in cui ti spiego cosa faccio, mi racconti di te e rispondo a tutte le tue domande.

Se pensi che questo articolo possa interessare qualcuno che conosci, giraglielo.



02 commenti
  • Complimenti davvero per questo bellissimo articolo. Lo salvo tra i miei preferiti per tornare a rileggerlo ogni tanto, ne ho molto bisogno visto che alla veneranda età di 36 anni mi sono resa conto di non aver mai “sentito” le mie vere emozioni! Grazie

  • adminlaura (Autore) Lug 28, 2021, at 8:41

    Ciao Carla, grazie mille! Sono davvero molto contenta che ti piaccia e che lo hai trovato utile. Se hai bisogno di materiale per approfondire questo argomento sulle emozioni, contattami pure via email.

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