I 3 nemici della crescita personale

In questi anni da quando ho lanciato la mia attività di coach, ho lavorato con oltre 60 clienti. Dalla mia esperienza ho riscontrato che ci sono 3 principali nemici della crescita personale e professionale. Te ne parlerò in questo articolo per evidenziare l’importanza di imparare a riconoscere questi aspetti quando si presentano.

Il presupposto principale è essere disposta a mettere in discussione te stessa e quello che credi di sapere. Se fino a questo momento senti di non esserti realizzata, alcune delle ragioni principali possono essere:

  • Non hai fatto chiarezza rispetto a ciò che vuoi veramente e come realizzarlo. Di conseguenza, non hai introdotto dei cambiamenti concreti che ti hanno permesso di creare il cambiamento che vuoi.
  • Oppure ti sei autosabotata in qualche modo assumendo un atteggiamento che impedisce qualsiasi tipo di progresso.

Se il primo punto descrive la tua situazione, ti invito a visitare la pagina dei miei servizi, per approfondire come posso aiutarti a fare chiarezza. Continuando a leggere scoprirai le principale cause dei tuoi eventuali autosabotaggi.


Il 1° nemico della crescita personale e professionale

Si tratta dell’Ostinazione, dal  latino obstinatio, derivazione di obstinare, da ob inanzi e ostinare stare fermo e saldo. Sebbene, in alcuni casi, questa parola viene usata per indicare l’impegno di chi non si risparmia per il conseguimento di uno scopo, nella sua accezione principale indica un’insistenza spesso irragionevole o inopportuna in un atteggiamento o convinzione.

L’ostinazione è la tendenza a voler fare di testa propria piuttosto che seguire o considerare delle alternative. Si tratta di un irrigidimento caparbio in un’idea, un proposito, un comportamento.

È negativa quando quello che si è provato a fare finora non ha funzionato. Ma nonostante ciò, si continua a reiterare lo stesso atteggiamento sperando che porti a risultati differenti.

In questo senso è paragonabile a ciò che Einstein definiva follia.

Follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi.

Si verifica quando, ad esempio, ti rivolgi a un professionista come un coach per avere il supporto necessario al raggiumento del tuo obiettivo, e di fatto non introduci alcun cambiamento significativo nel modo di pensare, parlare e agire, nonostante ogni sessione è mirata proprio a far emergere ciò che c’è bisogno di vedere e fare in modo diverso per creare il cambiamento che vuoi nella tua vita.


Il 2° nemico della crescita personale e professionale

L’ostinazione in genere è compagna della presunzione, perché il presupposto che porta all’ostinazione è credere di sapere già tutto, di averle provate tutte.

La presunzione è infatti la convinzione di avere già tutte le risposte. Può apparire come un’eccessiva sicurezza in sé, ma nasconde in realtà scarsa consapevolezza e mancanza di una visione ampia e obiettiva.

Deriva dal  latino praesumptio  (accusativo  praesumptionem), derivato di  praesūmo, propriamente “io prendo prima, io prendo anticipatamente“. Significa deduzione,  argomentazione  o giudizio che si fonda su  supposizioni  e  congetture intorno a  indizi  provvisori, non del tutto certi o impossibili da  verificare.

Chi arriva spesso a fare un percorso di coaching è come una coppa o tazza piena: la metafora che si usa spesso nello zen per descrivere chi non è pronto ad acquisire la conoscenza che serve a raggiungere l’illuminazione.

C’è un famoso  koan  che spiega bene questa metafora. Narra di un professore esperto di buddismo e religioni orientali che un giorno si recò da un maestro zen e gli disse:

“Sono venuto a informarmi sullo Zen, su quali siano i suoi principi ed i suoi scopi”. Il professore iniziò a raccontargli quello che sapeva, ma ad un certo punto il maestro lo interruppe:

“Posso offrirti una tazza di tè?” gli domandò il maestro. E incominciò a versare il tè da una teiera. Il professore continuò a parlare di tutte le cose che sapeva. Quando la tazza fu colma, il maestro continuò a versare il liquido, che traboccò.

“Ma cosa fai?” sbottò il professore. “Non vedi che la tazza è piena?”

“Come questa tazza” disse il maestro “anche la tua mente è troppo piena di opinioni e di congetture  perché le si possa versare dentro qualcos’altro. Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?”.

L’approccio ideale per iniziare qualsiasi percorso di scoperta di sé è quello del principiante che ha l’umiltà, la fiducia e la voglia di impegnarsi per imparare.

La sua mente non produrrà ostacoli che impediranno l’acquisizione di nuove consapevolezze, ma accoglierà ciò che emerge in modo aperto e positivo.

Non puoi acquisire volontà a meno che non lasci andare l’ostinazione. Allo stesso tempo non puoi acquisire conoscenza a meno che non rinunci alla presunzione. Non si possono conservare tutte le vecchie visioni e opinioni e acquisirne delle nuove. Occorre comprendere la necessità della disciplina per creare volontà e conoscenza.


Il 3° nemico della crescita personale e professionale

Tutto ha inizio dalla pigrizia, che ho lasciato per ultima, proprio per evidenziare il ruolo determinante che ha in un percorso di crescita personale.

Occorre riconoscere che siamo come delle macchine. Non solo il nostro corpo, ma anche la nostra mente agisce in modo meccanico a più livelli. Basti pensare che ci sono dei processi mentali – oltre a quelli fisici – che non sappiamo controllare in quanto non conosciamo come avvengono. Non siamo noi a determinarne l’esecuzione. Avvengono e basta e noi li subiamo senza rendercene conto.

La pigrizia è un processo meccanico automatico legato al fatto che il nostro cervello e il nostro corpo cercano in tutti i modi di risparmiare energia e fare il minimo sforzo possibile per preservare la macchina. Nessuno è immune da questo processo. Essere consci di ciò ti dà l’opportunità di poter fare qualcosa a riguardo.

Per combattere la pigrizia occorrono dei super sforzi. Non sono gli sforzi che già pensiamo di fare nella quotidianità come: alzarci tutte le mattine per arrivare puntuali a lavoro, occuparci delle mille faccende legate al lavoro e alla famiglia, rimanere svegli fino a tardi per completare un lavoro importante, fare sacrifici per mettere da parte soldi che serviranno per comprare una casa o pagare l’università o altro.

Si tratta di uno sforzo molto maggiore che non siamo abituati a fare. È uno sforzo fatto consciamente per uno scopo preciso che non è richiesto da alcuna circostanza esterna. Quindi, la prima differenza sostanziale con uno sforzo ordinario, come quelli descritti prima, è che uno sforzo straordinario o super sforzo può apparire inutile e non necessario per i propri interessi personali.

Per questo si dice spesso che bisogna lottare contro sé stessi, che non significa altro che lottare contro le proprie tendenze meccaniche e automatiche proprie della macchina che sono concentrate sul garantire la propria sopravvivenza e sicurezza.


I 3 veleni del buddismo

Questi tre nemici della crescita sono in qualche modo collegati a ciò che i buddisti identificano come i 3 veleni dell’esistenza umana:

  • Ignoranza
  • Desiderio / Attaccamento
  • Avversione / Rabbia

La pigrizia porta a non fare super sforzi per acquisire la conoscenza di sé necessaria a vivere una vita equilibrata, appagante e felice, e genera quindi ignoranza.

L’ostinazione può sfociare nel desiderio e nell’attaccamento verso ciò che crediamo di sapere e di volere. Spesso ci spinge a una corsa verso il baratro di un desiderio senza fine in un mondo dove la corsa al successo e alla ricchezza è sempre più sfrenato.

La presunzione può diventare avversione e rabbia (espressa o non espressa) verso ciò che non conosciamo, ciò che è diverso e ciò che giudichiamo come negativo basandoci su informazioni sommarie e approssimative. Con la conseguenza di chiuderci sempre più dentro il nostro piccolo mondo fatto di automatismi, autocontrollo e autosabotaggi, il tutto senza rendercene conto.


Come riconoscere questi 3 nemici della crescita

I passi più importanti per riconoscere e lasciar andare questi 3 nemici della crescita personale sono:

  • Applicare la regola del principiante, iniziando a guardarsi con occhi nuovi con l’intenzione di fare un lavoro reale su sé stessi.
  • Mettere in discussione convinzioni, giudizi, credenze, pensieri e comportamenti, specialmente quelli che generano sofferenza, stress, agitazione, rabbia, paura e tutto ciò che ci limita nell’espressione spontanea del nostro sé autentico.
  • Avviare un ascolto attivo e profondo per riconoscere quando è la macchina a prendere il sopravvento sulla tua vita e quando emergono emozioni che ti vogliono comunicare che qualcosa non sta fluendo in modo sano e funzionale dentro di te, e quindi, anche nell’ambiente circostante.

Per introdurre concretamente questi passaggi nella tua quotidianità, ti invito a iniziare un percorso di coaching in autonomia o con sessioni individuali. Per farlo segui gli step indicati di seguito:

  • Compila il questionario che trovi qui
  • Richiedi una telefonata informativa  qui, una volta completato il questionario
  • Durante la telefonata capiremo qual è il percorso più adatto per te.

Per concludere

Pensi che questo articolo possa interessare qualcuno che conosci?  Giraglielo.

Se vuoi rimanere in contatto:

Iscriviti alla mia newsletter.

Seguimi su  Instagram.

Inviami  un’email a  laura@doloveyourself.com

Qui trovi una lista di  libri di crescita personale .


Foto: Ho scattato questa foto mentre ero a Mauna Kea sull’isola di Hawaii (Big Island), la maggiore dell’arcipelago e dello stato delle Hawaii. Si tratta di un vulcano di oltre 4 200  metri di altezza.



I commenti sono chiusi.